Perché esiste la lingerie sexy?

Si può dire una parola definitiva sulla lingerie sexy? A chi giova veramente? Lei la indossa per piacere personale o per il piacere di lui? L’eterno dilemma è riproposto anche oggi, nonostante l’età neo vittoriana del mainstream internettiano che castiga anche le semplici conversazioni sul sesso. Salvo poi constatare come Facebook (non) vede e (non) gestisce le pagine più offensive e veramente indecenti. E allora immaginiamocelo, questo processo alla lingerie sexy, questo dialogo surreale tra ormoni al guinzaglio e pretese di comodità.

I 5 classici del pensiero erotico maschile

  1. Io Tarzan tu Jane. Se Jane mettere lingerie sexy trasparente di pizzo, volere dire che Jane volere Tarzan.
  2. Il reggiseno non c’entra niente con la salute e la comodità delle donne, serve solo a mettere in evidenza in qualche modo le tette sotto le camicette, e tutto per attirare le maschie attenzioni.
  3. Il tanga o il perizoma sono armi diaboliche per farci cadere nel mistero di quel momento in cui, colpite da una (peraltro frequentissima) eccitazione vulcanica, le donne potrebbero indossare le mutandine sexy o, forse, nulla.
  4. Le calze autoreggenti sintetizzano un unico, inequivocabile messaggio: sveltina semplice, in ogni dove. Come visto su Playboy.
  5. Mettiti pure quello che vuoi purché non sia color CARNE.

QUOTE: «Macché pizzo! Macché guepiére! Amme’ me piace a’ biancheria che sa de pulito» (Franco Califano)

I 5 classici della risposta pronta femminile

  1. La lingerie di tulle è certo una scelta di seduzione, ma è anche leggera e traspirante, e ciò è un fattore di seduzione verso se stesse, ti fa sentire in ordine.
  2. Il reggiseno è prima di tutto un sostegno, è impensabile per chi ha più della seconda (ma anche per tutte le altre), lasciare libero il seno. In più fa malissimo.
  3. Sono accessori che non hanno in alcun modo nulla a che fare con il rituale dell’accoppiamento. Al contrario, sono preziosi alleati di abiti da sera aderenti così come di leggings da palestra.
  4. Le calze autoreggenti, così come le parigine, oltre a essere un accessorio moda dagli abbinamenti interessanti, esaltano la bellezza delle gambe lunghe. Sono del resto scomode e antiestetiche quando l’elastico stringe la coscia evidenziando la buccia d’arancia.
  5. La lingerie color NUDO è provvidenziale in tantissimi casi critici, la sua discrezione antica barda il corpo contro certi sguardi, soprattutto femminili.

QUOTE: «Lingerie is one of the most important pieces of your wardrobe. You can have a wardrobe malfunction if you don’t choose the right thing to wear underneath». (Adriana Lima)

Serve un Kofi Annan della lingerie sexy

Ora, posto che della lingerie sexy i maschi e le femmine hanno visioni comuni quanto Ghandi e Stalin ce l’avevano della pace nel mondo, bisogna cercare un Kofi Annan della biancheria intima. Ci prova Shibue, massima espressione della diplomazia intima, brand forte negli Usa e ora sbarcato in Italia. L’idea è quella di limitare al minimo le parti visibili della lingerie per evitare tutti, ma proprio tutti, gli inestetismi sotto abiti da gran soirée, tubini, eccetera.

Per la precisione: seni appuntiti come Venusia di Ufo Robot, elastici della lingerie sexy che circumnavigano le curve, calze autoreggenti che stringono le cosce come certi spaghi sui salami di Felino. Ottima idea. Questi presidii mondani sono ingegneristicamente abbastanza facili da realizzare: abolendo l’uso degli elastici tutto si (auto)regge con un adesivo.

Ma c’è il rischio dell’effetto cerottino, o, peggio, della Barbie asessuata. E qui ecco, ancora una volta, la lingerie sexy trasparente con pizzo bianco, nero, rosso, che riporta a una seduzione possibile. La linea ha dapprima mandato in visibilio i gestori di centri estetici e di abbronzatura ma si attende un boom per le passerelle delle prossime fashion week, come del resto è già accaduto negli Stati Uniti. Siamo dunque giunti al Compromesso Storico della lingerie? Il test di Belén Rodriguez a Sanremo qualche anno fa pareva aver funzionato. Ai posteri(ori) l’ardua sentenza.

di Davide Burchiellaro su Marieclaire.it