Nicola Bulgari, intervista

Nicola Bulgari alza il calice: a Roma, in via Condotti: si brinda a un libro che celebra sogni e glorie della capitale: Roma, Passion, Jewels, realizzato da Paolo e Nicola Bulgari (Electa). Sulla cover scintilla una Tatjana Patitz dell’89 tra oro e diamanti. Ma fuori l’aria che tira non è così anni 80. Vuole parlarne, Nicola Bulgari: la Roma di ieri e oggi, i divi del cinema, il degrado e le speranze.
1. Prima cosa che pensa al risveglio? A non invecchiare.
2. E cosa fa? Vado dritto in palestra, al Waldorf Astoria.
3. Allenamento base? Un’ora di esercizi aerobici e passeggiate.
4. Si sente altleta? Non lo sarò mai! È solo sopravvivenza.
5. Lo fa con spirito alfieriano (volli, volli, fortissimamente volli) o le viene naturale? Me lo impongo, certo. Ma ormai è uno stile di vita irrinunciabile. Mia moglie dice che esagero.
6. Nel senso che controlla millimetricamente le performance? Nel senso che ovunque sono, devo passeggiare per un’ora.
7.  Quindi non fuma? Solo sigari.
8. Una caratteristica che ha mantenuto fin da bambino? La testardaggine. E l’attitudine all’integrità.
9. Segno?  Capricorno.
10. Ah… Ho due figlie Capricorno. E la più piccola è del Leone.
11. Una vita complessa… Avere una figlia adolescente mi ha riequilibrato la vita. Mi dà nuove energie. Mi stimola a svegliarmi ancora prima la mattina.
12. Le fa esorcizzare la paura di morire? L’orologio corre.
13. Che cosa capisce dei ragazzini di oggi? Come papà vedo Ginevra più originale dei coetanei. Ha interessi non comuni per le teenager. Segue la politica e studia sociologia per conto suo.
14. Che futuro immagina per lei? Ora andrà alla Brown University, Rhodes Island. Facoltà di Liberal arts. Poi vedremo.
15. Che cosa apprezza delle sue figlie? La motivazione e la passione. Ho altre figlie più grandi e sono orgoglioso dei nipotini.
16. Maschi, finalmente. Un certo riequilibrio.
17. Tre aggettivi per definire il suo lavoro di una vita. Ammetto le mie mancanze ma credo di aver messo in azienda una grande dedizione, una forte passione, sempiterna testa dura.
18. Che cos’è oggi il lusso? Deve essere impercettibile. Un piacere da godere senza evidenziarlo.
19. Per esempio? Lusso è rifugiarsi in un eremo, tipo Camaldoli. Sogno di starci una settimana.
20. Il mondo è così terribile da desiderare un rifugio? Il punto è la stupidità che ci circonda. E, soprattuto, l’ovvietà.
21. Cos’è l’ovvietà? L’antitesi del vero lusso. Nulla di ciò che è ovvio sarà mai lusso. Odio l’ovvio.
22. Le dive e il glamour: ieri Sophia Loren, oggi Chiara Ferragni…(Pausa, respiro, concentrazione, ndr) Guardi, non ce la faccio.
23. A fare cosa? A esprimere opinioni sulle blogger, sulle giovani attrici e compagnia bella. Faccio fatica a capire, sono troppo legato alle vere star e al cinema degli anni Trenta.
24. Non faccia così! Chi guarda più i film degli anni Trenta? Faccia un test sui giovani e si stupirà. Rimangono ipnotizzati.
25. Da che cosa? Si rendono conto che c’è qualcuno che ha scritto una storia, c’è il dialogo, capisce? C’è il dia-lo-go!
26. Oggi invece? No, vediamo film tutte le sere ma il giorno dopo non rimane niente.
27. L’ultimo film che le è piaciuto? Whiplash di Damien Chazelle.
28. È la storia di un aspirante batterista jazz, non riesce proprio a distaccarsi da certe epopee eh? Ma come si fa non amare i 30, i 40 e i 50? Sono stati girati capolavori immortali. Prenda Via col vento, nessun film racconta così la guerra civile americana. Prenda Young man with a horn (Chimere, ndr), la storia del trombettista Bix Beiderbecke diretto da Mike Curtis. Capolavoro. Non l’ha visto?
29. No, ma mi sta facendo appassionare, che altro mi consiglia?Farò di più… (arriva l’assistente e mi porge il dvd di Chimere e diTo be or not to be di Ernst Lubitsch, ndr). Li guardi.
30. Promesso. Intanto mi spieghi questa sua passione per il cinema.Diciamo malattia. La prima volta che ho messo piede al cinema avevo 5 anni. Ne avevo 9 quando uscì Giungla d’asfalto (1950, ndr) di John Huston. Rivisto oggi, dopo 65 anni, mi sembra ancora più bello. Ecco, ne prenda una copia.
31. Grazie. Qual è il crinale tra quel cinema e quello di oggi? Gli effetti speciali, questa artificiosità applicata alle storie.
32. Dài, non sarà solo quello… Allora mi provoca! Vuole che commenti l’assurdità dell’Oscar a La grande bellezza? Ho provato a guardarlo senza riuscirci.
33. Lo recensisca in tre parole. Come-scopiazzare-Fellini.
34. Ho capito, lei è uno di quelli che snobba il Nuovo Cinema Italiano. Che posso fare se non riesco a vedere manco un film? Sono accozzaglie di fesserie.
35. Che aereo bisogna prendere per trovare idee cinematografiche nuove? Forse quello per Buenos Aires. Con Relatos Salvajes (Storie pazzesche, ndr), l’argentino Damiàn Szifròn ha buttato un sasso nello stagno degli Oscar. O a Londra. Gli inglesi hanno una tradizione forte.
36. Vuol mettere la scuola Hollywood? Ma che dice! Che cosa sarebbe stata Hollywood senza gli attori inglesi scappati lì: Judi Dench, Maggie Smith, George Sanders, Cary Grant.
37. Anzianotti, però. E oggi? È uguale, c’è Cate Blanchett, che è di formazione teatrale inglese.
38. Qual è la città migliore per vivere? Forse New York, per gli stimoli. Finché ne reggi i ritmi.
39. Roma o Milano? Milano.
40. Eh? Ma Roma è legata alla sua vita e alla sua storia. Non mi faccia parlare, la amo molto ma è diventata una città tragicamente bifolca…
41. In che cosa è meglio Milano? Nella civiltà. Che, mi creda, si capisce anche quando entri in un bar. I bar milanesi sono i migliori del mondo per accoglienza, cura, qualità. A Roma c’è sciatteria. Mi mancano moltissimo i caffé di Milano.
42. Ma avete il Caffè Greco… Cosa? Non è frequentabile. Vuole mettere il Marchesino?
43. Mi rifiuto di accettare un giudizio basato sui bar… Bene. Allora le chiedo io se è giusto che in una città così piena di bellezza ovunque si debba accettare l’inciviltà del marciume e dell’incuria. Se è “civile” esporre Piazza Augusto Imperatore a un degrado decennale. E non è questione di soldi ma di volontà.
44. Di solito queste opinioni preludono a un impegno politico…Prendersi cura della polis… Io e mio fratello Paolo ci pensiamo. Ma è la frustrazione di sapere già come va a finire che ci blocca. Parti con buona volontà e dopo anni, capisci che non potrai realizzare niente.
45. Che rassegnazione, signor Nicola! Perché? Ho sperimentato la forza malefica della burocrazia. Qualche anno fa provai a costruire una scuola in Grecia in memoria di mio padre. Dopo 8 anni di palude burocratica ho mollato. Mi viene da piangere.
46. Che cos’hanno in comune Italia e Grecia? Come dicono molti italo americani: «L’Italia è bella solo per passarci le vacanze». Forse vale anche per la Grecia.
47. L’Asia emergente è più stimolante? Shanghai e Hong Kong, mi affascinano. Ma la vera potenza è l’India, New Delhi, Mumbai, Jaipur…
48. Che cos’ha più della Cina? Più democrazia, una grande storia e un lungo dominio inglese.
49. Gli indiani hanno gusto? L’India per chi fa gioielli è la più  grande fonte d’ispirazione. Vede là, quei libri sui Maharaja? Continuo a comprarne.
50. Che cos’è e che cosa è stata l’ispirazione per Bulgari? Ricerca creativa e fiuto di mercato sono stati alla base del successo. Negli anni 20 e 30 mio padre ha avuto il genio di contrapporsi al monopolio di Place Vendôm
51. Quale fu la carta vincente? I colori, l’uso del cabochon, i disegni, le idee ci portarono a non essere da meno dei francesi.
52. Poi, 40 anni dopo, Paolo e Nicola hanno preso le redini.Abbiamo fatto una rivoluzione. Erano gli anni Settanta ed era necessario farci conoscere da una fascia di clienti meno formali. Avevamo in testa la “quotidianità” della gioielleria. E ha funzionato. Da allora l’accessorio in oro è diventato portabile con jeans e t-shirt, tutti i giorni.
53. Fu un regalo alle donne? Abbiamo forse esaudito il loro desiderio di portare i gioielli mattina e sera senza sentirsi ridicole.
54.La scelta ha sacrificato l’argento? L’argento è nelle nostre radici e io lo amo. In negozio avevamo le argenterie di grandi artigiani europei. Ma oltre al mercato le scelte le fanno gli uomini.
55. Si spieghi… Parlo della fine della scuola artigiana argentiera. Solo l’Inghilterra la tutela. Dal 1327.
56. Una stoccata a certa retorica del Made in Italy? Gli artigiani italiani sono il top. Ma di questo lavoro nessuno si è curato.
57. Un esempio di regalo di argenteria che la inorgoglisce? Il servizio offerto al Papa per il Giubileo del 2000.
58. Vorrei prendere un tè con lei in qualche posto di Londra con la migliore argenteria. Non per deluderla, ma il tè migliore l’ho bevuto da una teiera di latta a 18 anni. Il problema non è con quale servizio si serve, ma trovare un tè decente.
59. Se lo lasci dire, Bulgari, come cliente è un osso duro! Ormai a Londra bevono sti’ cappuccini schiumosi insopportabili. Un tè buono si trova forse fuori città, nelle case private.
60. Il caffè è decente? Sì, per forza, glielo diamo noi. Abbiamo invaso il mondo con il caffè.
61. E che ne è stato di quella magica figura del “butler”, il maggiordomo-sacerdote della teiera? I butler migliori sono finiti a Hollywood a recitare la parte dei butler sul set.
62. È uno scherzo. Tutto vero. Sono stati usati anche per addestrare i grandi attori al ruolo. Ha visto Anthony Hopkins inQuel che resta del giorno?
63. Ce l’ho! Questo ce l’ho! Bravo. Lì ha un’idea di che figura è stata quella del butler.
64. In queste 63 domande sto registrando un’anglofilia notevole. Sa chi era Sir Patrick Leigh Fermor?
65. Le domande dovrei farle io, comunque sì, uno scrittore inglese longevo. Quest’anno avrebbe compiuto 100 anni, ma è morto a 96. È l’esempio di questa inglesitudine, della fortuna di appartenere a un impero che apriva le porte del mondo. Un grande scrittore di viaggi che  parlava 7 lingue. Legga A Time of Gift, o almeno l’obituary del Guardian.
66. Sarà fatto. Immagino che il libro da salvare da un incendio sia A Time of Gift…  No. È Il mondo di ieri di Stefan Zweig. Da leggere una volta all’anno, come prescriveva mia madre.
67. Sul cruscotto della macchina del tempo, che epoca imposta?Impero Romano.
68. Ma sono 6 secoli e 2 milioni e 750mila km quadrati, sia più preciso… Età Augustea o Adrianea. Sarei un avvocato.
69. Mi rendo conto che la sto intervistando in piene Idi di marzo, che ne pensa della congiura? Ora c’è chi parla di un piano studiato dallo stesso Cesare. Tesi ridicola.
70. Perché tornerebbe lì? L’antica Roma è ovunque, dall’architettura alle lingue.
71. C’è anche nel vostro logo. Sì, la V al posto della U è un cult.
72. Il divo nel quale si reincarnerebbe? Edward G. Robinson.
73. Era tarchiato e poco bello… Sì ma la sua arguzia, la genialità dei suoi gangster…
74. Il suo ristorante preferito? Il Wiltons di Jermyn street a Londra. Ci vado da 52 anni.
75. Cosa mangia? È ottimo il pesce e l’accoglienza non è pomposa come nei “templi” francesi.
76. Cosa pensa della mania per cibo e chef? Faccio solo notare quanto siano ridicoli i ristoranti con liste d’attesa di due anni.
77. La cucina etnica nella sua personale classifica. Indiana. Poi libanese e cinese.
78. Il posto per regalare un gioiello a una donna? Sempre il Wiltons, con la sua atmosfera  elegantemente trionfale.
79. Lei lo ha fatto? No, ho sempre scelto situazioni normali.
80. La crisi ha aumentato o peggiorato la creatività nella gioielleria? L’ha aumentata, perché aiuta a sperare e sognare.
81. Un voto per la sua attitudine allo smartphone. Sei più. Non capisco ma mi impegno tanto.
82. Che cosa odia dei telefonini? Il texting, è un cancro. Ruba  tempo al dialogo reale per  messaggi insulsi.
83. Che cosa le fa paura? L’Isis e le incertezze del Medio Oriente.
84.Ha mai incontrato Vladimir Putin? No e non mi interessa.
85. A chi spera di stringere la mano? Al Dalai Lama.
86. Cosa pensa di oro e diamanti etici? Diffido di chi è sicuro di avere il controllo totale della filiera di ogni pietra. Penso che si debba usare il buon senso.
87. Se tornasse a studiare che scelta farebbe? Sociologia.
88. Chi deve ringraziare per la sua vita? Mio padre. È morto 49 anni fa ma è ancora una luce.
89. Ha restituito quello che ha ricevuto da lui? Assolutamente sì.
90. Una cosa che ha ereditato e che vorrebbe rimanesse ai suoi figli.L’umanità.
91. Un messaggio di suo padre che sarebbe utile agli italiani.Ridare dignità ai mestieri manuali.
92. Il Made in Italy non fa molto per l’artigianalità? Molti artigiani oggi sono dell’Est.
93. Perché? Forse siamo pieni di laureati che non sanno fare nulla.
94. Va dallo psicologo? Certo, ogni settimana e ne sono fiero.
95. Ha un animale? Chopper, è un Jack Russell a pelo ruvido. Anziano e affettuoso.
96. Come vede il suo prossimo futuro? Colmo di curiosità inarrestabile.
97. Un invito a cena: da Giorgia Meloni o da Laura Boldrini?Boldrini. Mi incuriosisce molto.
98. Come le sembra questa intervista? Potrei continuare.
99. Il prossimo appuntamento? In negozio. Le serve uno strappo?
100. Quest’auto (una Tesla nera) parla di passione per i motori… Ho una Packard del ’37, una Buick del ’41 e una Cadillac del ’38. Ma per raccontarle questa passione serve un’altra ora. Peccato.