Letizia Moratti, 100 domande

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Davide Burchiellaro per Marie Claire (11/2013)  ©Hearst Marie Claire Italia 2010

100 DOMANDE A LETIZIA MORATTI

Il più bel ricordo al Collegio delle Fanciulle?
Studiare in giardino.
Il giocattolo preferito da bambina?
Pinky, una bambola di stoffa con tanti vestiti. Ce l’ho ancora.
Ci gioca ancora o l’ha passata alle nipoti?
No, alle mie nipoti ho regalato le Pigotte, un segno di attenzione ai bambini del mondo.
Un anno senza lavoro o un anno senza amore?
Mai stata senza lavoro e neppure senza amore.
Naufraga nell’isola deserta, con quale libro?
La Bibbia.
Ultimo libro letto?
Shantaram, di Gregory David Roberts.
Una storia di fuga?
L’India ha un cuore. Ogni azione è spiritualità.
Il film del cuore? La mia Africa.
Attore preferito?
Clint Eastwood.
Il profumo del cuore?
Non lo dico perché lo copiano. È già successo.
Il colore che la emoziona di più?
Il bianco.
A 60 anni ( a novembre, ndr ), ciò che conta è…?
Pensare di averne 35.
Sul lavoro si fida più degli uomini o delle donne?
Di chi è capace. Di chi mi dice quello che pensa.
Con chi si confida?
Mio marito.
Chi vorrebbe ringraziare?
Tantissime persone.
*PAG*
Beatles o Rolling Stones?
Beatles. La canzone è Michelle.
Il suo oggetto anti-jella?
La poltrona fortunata dalla quale guardo le partite dell’Inter o il tennis.
A tennis, meglio singolo o doppio?
Ero più brava nel doppio, ma ora con mio marito non gioco più…
Quali valori del movimento femminista le sembrano oggi ancora validi e quali ha passato a sua figlia?
Non sono stata femminista, ma penso che ci sia ancora da fare per vedere riconosciuto l’impegno delle donne. A mia figlia ho cercato di dare esempi e valori universali.
Il più bel viaggio ha fatto.
Mali, Niger, Gambia, Guinea Bissau, Senegal. Africa, insomma. Dove ho incontrato molte donne impegnate.
Il suo artista preferito?
La lista è troppo lunga, da Leonardo a Michelangelo, fino a Kandinskij e Picasso.
Dove si va quando si muore?
Per chi crede c’è un’altra vita. Penso sia meglio vivere questa vita dando il meglio di sé.
Cosa voleva fare da grande?
L’architetto. Poi volevo studiare Lingue orientali. Non sono riuscita a fare né l’una né l’altra, ho fatto Scienze politiche e ho iniziato a lavorare.
I l suo più grande difetto?
Sono molto esigente.
Il suo pregio?
Sono molto esigente. Scherzo: è la sincerità.
La vacanza dei sogni?
La Siria, con la famiglia: marito, figli, nipoti.
Fa molte vacanze? No, pensi che per la candidatura Expo sono stata alle Bahamas tre giorni senza uscire dalla hall dell’albergo per incontrare tutti i capi di stato del Caricom ( Caribbean community, ndr).
Almeno è servito?
Li ho incontrati tutti e ho portato a casa 12 sì su 13.
E il tredicesimo?
Uno che crede che nel suo paese ci sia un italiano che complotta contro di lui.
La politica uccide le emozioni?
La politica viene dopo la sfera umana con le emozioni, le paure, i desideri.
Tra dieci anni lei sarà…?
Non ho mai fatto programmi nella mia vita.
*PAG*
Dove sorgerà piazza Craxi?
Non lo so. Ci deve essere un percorso condiviso. E un dibattito su quegli anni.
I l suo fotografo ufficiale, Bob Krieger è stato un fotografo di moda: perché l’ha scelto?
Riesce a fare uscire il carattere delle persone.
Nel suo caso, come ci è riuscito?
Coglie la gestualità delle mani. Lavora sugli occhi e sul sorriso… Ti immediatamente mette a tuo agio.
Cos’è l’eleganza?
Essere se stesse pensando al concetto di bellezza.
Tre cose che ha fatto e che hanno reso più bella ed elegante Milano?
Le politiche su quello che riguarda il verde, gli investimenti sulla cultura, le mostre, il nuovo museo del Novecento.
La prima volta che ha visto un défilé?
Era di Ken Scott. Mia zia lavorava per lui. Un gran bel ricordo, anche perché Ken mi faceva sfilare di nascosto da mio padre.
L’abito a cui è più affezionata?
Quello che indossavo la sera che ho conosciuto mio marito. Ce l’ho ancora. Bianco, profili arancio, ma… Accidenti, non ricordo la marca!
Sua cognata Milly ogni tanto la critica, in che cosa le dà ragione?
Credo le piaccia la cena di Natale.
Sua nonna frequentava Croce e Montale. Lei che intellettuali milanesi frequenta?
Ho molti amici, Milano è ricca di personalità. Dalla nonna ho conosciuto Montale, Bacchelli, Piovene, Montanelli.
È sempre stata interista?
Al di sopra di ogni sospetto. Ho genitori interisti, lo sono dalla nascita.
Chi è il giocatore più sexy dell’Inter?
Non saprei…
L’allenatore preferito?
Un grande rimpianto per Mourinho, anche se mi ha deluso per come è andato via.
Che tipo è?
Uno che che ha chiari i suoi obiettivi. Freddo.
Sarebbe un buon sindaco?
Nooo, non sa cosa sia la diplomazia.
Quarant’anni di matrimonio in tre parole.
Amore! Amore! Amore!
Che cos’è la fedeltà?
La base dell’amore.
*PAG*
Maria Stella Gelmini ha peggiorato il suo lavoro all’Istruzione?
Penso stia lavorando bene. A me quell’incarico ha dato molte soddisfazioni. Su 300mila ragazzi che abbandonavano gli studi sono riuscita, con i percorsi di formazione, a farne rientrare 180mila.
Con l’università di oggi, dove farebbe studiare i suoi figli, in Italia o negli Usa?
Non è mai dipeso da me. Mio figlio ha fatto l’università negli Usa, mia figlia in Italia. Vero è che il sistema americano dei tutor è molto valido, da noi si fatica a trovare figure simili.
Un aggettivo per ognuno dei suoi figli?
Domanda troppo personale.
Quali elementi femminili fanno bene alla politica?
La sensibilità, l’ascolto, la capacità di fare squadra, di essere attenti a tutte le opinioni.
Perché dopo tanti anni di pensiero politico “indipendente” ha scelto di entrare in un partito, il Pdl?
Era il momento di portare la mia esperienza di amministratore pubblico in una forza politica in cui credo.
Ma visto il disamore che c’è tra cittadini e politica non pensa che le liste civiche oggi possano avere più successo?
Politica è servizio al cittadino. Tra questo tipo di politica e i cittadini non c’è disamore.
Le giacche sono un po’ la sua divisa da sindaco?
Guardi che io metto tantissimo anche i golf.
La battaglia di principio più importante che ha condotto?
Quella contro le droghe libere. Non l’ho vinta, abbiamo la legge sbagliata.
Che cosa servirebbe secondo lei?
Distinzione più netta tra spaccio e consumo. E sostegno alle comunità.
Che cosa manca a Milano per essere Berlino?
Milano non deve essere come Berlino…
Lo spieghi ai giovani che ci vanno a vivere per aprire un negozio…..
Dobbiamo migliorare nella politica della casa, è vero. Sull’imprenditoria invece stiamo facendo molto. Abbiamo aperto una linea di credito con la banca Bpm: 100 milioni di euro per le imprese giovanili e femminili. Manca però una cosa importante….
Cosa?
Il microcredito dedicato ai giovani delle periferie. Lo sollecito da tempo e voglio arrivare al dunque.Con la società PlaNet Finance seguiremo il modello applicato da Jacques Attali nelle banlieu parigine.
La più bella canzone milanese?
Oh mia bela madunina.
Un po’ scontata…
Lo so, ma è bella.
Il proverbio più vero?
Milàn l’è un gran Milàn.
Il milanese più simpatico della storia?
Gino Bramieri.
*PAG*
Ha mai preso una multa?
Tanto tempo fa. Divieto di sosta. Ero in ritardo all’università.
Tram. Meglio antichi o moderni?
Quelli antichi sono belli, quelli ecologici sono importanti.
Quelli nuovi a volte sbandano…
Ci sono binari da mettere a posto, abbiamo triplicato gli investimenti.
Il momento in cui si è innamorata di suo marito?
Diciassette anni, maturità che incombeva, non volevo uscire, mia madre mi ha obbligata. Eravamo a un cocktail, abbiamo parlato di filosofia tutta la sera e io sono rimasta folgorata.
Una sua giornata tipo a San Patrignano?
Faccio passeggiate in campagna, cene da Spaccio, la loro pizzeria con prodotti a km zero.
La sua opinione sull’età giusta per la pensione?
Innalzerei il limite. Oggi l’età media di vita è più alta.
La cosa più importante per sostenere la settimana della moda?
Più eventi e servizi. Cominciamo con tre settimane di iniziative trasversali: musica, design, arte, festival, food.
E per renderla appealing ai giovani?
Abbiamo avviato molti progetti per gli stilisti junior. Per ora abbiamo ampliato gli spazi al White e dato maggiore visibilità a Next.
Il modello di quest’anno è il Fuorisalone del Mobile?
È una rivoluzione, le sfilate saranno nei palazzi storici, ci si muoverà attraverso percorsi a piedi o bici. Eventi aperti, per generare energia in tutta la città.
Che gioco farebbe per metter d’accordo gli stilisti?
Non ce n’è bisogno, hanno dato una gran dimostrazione d’orgoglio milanese e collaborazione. Il calendario, ampio e disteso, lascia spazi a lunch e incontri.
Cosa può fare il sindaco di Milano per il made in Italy?
Fare conoscere meglio le 360mila imprese di qualità del suo distretto: design, agroindustria, turismo.
Ha dei personal shopper?
Pio, che fa gran parte della scelta, e Maria, anche lei molto brava. Mi conoscono alla perfezione.
Un suo indirizzo segreto?
Da Richie’s a New York, per gli smalti Opi.
Quale film potrebbe rappresentare meglio Milano?
Ho un sogno. Ne ho parlato a Dan Brown, è interessato a scrivere una storia sulla città. Poi manca un film su Maria Callas.
Vorrebbe un nuovo Miracolo a Milano?
Mah, per ora stiamo restaurando l’originale e lo proietteremo durante un evento autunnale.
Milano è wireless?
A prova di iPad. Ti colleghi anche dal metrò.
Tre differenze tra Roma e Milano.
Milano è più discreta, più generosa, più accogliente.
*PAG*
Qual è la figura femminile che esce dalla tv italiana?
Sbagliata, riduttiva, una donna oggetto concentrata su stereotipi di bellezza.
È un periodo di piccoli-grandi scandali di corruzione, talvolta a sfondo sessuale. Di quello che è successo a Milano cosa la fa infuriare?
Sono amareggiata. Questa non è la vera Milano. Sono casi che offuscano l’immagine di una realtà cittadina fatta di persone meravigliose. Di cui nessuno parla.
Forse per quel tipico understatement milanese, no?
Ma a volte la discrezione è troppa.
Scelga una collaboratrice dalle file dell’opposizione.
Probabilmente c’è già. A chi lavora con me non chiedo mai le sue idee politiche.
Quali incarichi l’hanno posta di fronte al peggior maschilismo?
Ho sempre lavorato duro per dimostrare di essere brava. A tutte le donne succede così, lavorare con i maschi ci tempra.
Qual è il potere delle first lady?
Non è potere, è possibilità di influenzare positivamente. Se sono persone di valore come Rania di Giordania, Cherie Blair o Moza, sceicca del Qatar.
E Carla Bruni Sarkozy?
Non la conosco di persona.
Che si dice in famiglia del disastro petrolifero nel Golfo del Messico?
Se ne parla con preoccupazione, come di altre catastrofi.
Il suo record come runner?
Ora corro tutto il giorno, ma per lavoro.
Il più bel complimento ricevuto sul tram?
Da donna, che sono meglio dal vivo che in tv. Da sindaco, l’incoraggiamento di una suora. Mi ha detto di non preoccuparmi, neppure Gesù ha accontentato tutti.
È più facile lavorare sulla legalità o sull’accoglienza?
È il mio grande dubbio quotidiano… Più movida o più silenzio sotto le case? Più libertà di circolazione o aria più pulita? Ogni volta la risposta è diversa.
*PAG*
Un invito a cena: da Fini o da Berlusconi?
Premesso che mangio pochissimo… Berlusconi.
Durante una riunione importante suona il telefonino: è la sua migliore amica. Che fa?
Rispondo.
Ultimo sms?
Un’ora fa a mia figlia.
Piange?
Facile. Anche ieri, durante la consegna di una medaglia.
Balla?
Adoro ballare i ritmi della mia generazione.
È sicura che sull’Expo non ci siano infiltrazioni mafiose?
I sistemi di controllo attuati dal governo sono rigorosi. E abbiamo vinto il premio di Transparency International.
I l suo prossimo avversario, Stefano Boeri, suo ex collaboratore, sarà un osso duro?
La sinistra non potrà dire che non siamo capaci di scegliere i collaboratori.
Si è sentita tradita?
No, un candidato doveva pur esserci. Ognuno è libero di svolgere il proprio impegno per la città come crede.
Il suo prossimo appuntamento?
Con il presidente del Cantone dei Grigioni.
Davide Burchiellaro