Kasia Smutniak

Davide Burchiellaro per Marie Claire (2009)  ©Hearst Marie Claire Italia 2009

Kasia, diva raggiungibile

Dice che negli ultimi tempi ha pianto e urlato troppo. Che sente il bisogno di un ruolo stile Cameron Diaz in Tutti pazzi per Mary o Michelle Monaghan in Lo spaccacuori. Di una commedia, light, sexy e intelligente, «di quelle che il cinema italiano non riesce a fare, ossessionato com’è dal dramma interiore». Kasia Smutniak, 30 anni compiuti il 13 agosto, ha premuto il tasto “pause” della sua (ancora) breve ma intensa carriera cinematografica per un insopprimibile bisogno di quotidianità femmina e casalinga: portare Sophie (4 anni) all’asilo, cucinare gulasch e sedersi suldivano a leggere, piacevolmente importunata dalle esigenze di compagno, figlia e 19 animali («cinque cani, tre gatti, 10 cavalli e un asino»), membri effettivi e affettivi della famiglia Taricone.

Sarà difficile immaginarla così nei prossimi mesi, quando la vedremo nei panni di strega psicotica inBarbarossa di Renzo Martinelli dal cui set è uscita con qualche acciacco sentimentale (guarito) per colpa di un Alberto Da Giussano ( Raz Degan), forse un po’ troppo seducente. E ancor più difficile immaginarla nei panni di fidanzata (molto) sopra le righe di Jonathan Rhys Meyers in From Paris with love di Pierre Morel. Ma Kasia garantisce che non mancheranno isterie condominiali e ceffoni multietnici anche nell’ultimo film che ha girato: Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio, diIsotta Toso, tratto dal romanzo di Amara Lakhous.

Eppure proprio questi ruoli forti e giocati su set internazionali le stanno portando fortuna e ammirazione. Quella di Giorgio Armani, per esempio, che l’ha appena scelto come testimonial per il profumo Idole d’Armani, una fragranza che lo stilista vorrebbe fosse un tributo alle sue muse ispiratrici e che probabilmente diventerà un classico. Una responsabilità che l’attrice polacca sembra prendere con understatement molto armaniano.

È al debutto nei panni di testimonial di un profumo, che tappa è nella sua carriera?

Arriva in un momento di bilanci e definisce un traguardo. Essere stata scelta per Idole mi lusinga perché un profumo parla di personalità, non è come un rossetto o un prodotto che si lega semplicemente alla bellezza dei tratti. Quindi mi sento premiata per tutto il lavoro fatto fino a oggi. E ancor più perché adoro Armani e la sua visione.

Qual è stata la prima cosa di Armani che ha indossato?

Un gessato classico che mi sono comprata con i primi soldi presi sulle passerelle, a 18 anni. Ce l’ho ancora, non passa mai di moda. Un classico perfetto. Armani ha la capacità di far sentire la donna elegante pur se vestita in modo comodo e semplice. Io sono una che evita i tacchi.

Armani conosce tutte le star di Hollywood e ha scelto lei.

Infatti, stento a crederci. Anche solo qualche anno fa non mi sarei sentita pronta. Oggi mi entusiasma interpretare la sua idea di femminilità perché mi appartiene e mischia maschile e femminile con equilibrio. È sobrietà, niente tinte forti e riflette la mia raggiunta consapevolezza di 30enne madre che non ha bisogno di mettersi in mostra o cotonarsi i capelli per sentirsi a suo agio. È una femminilità senza inganni o autoinganni.

Si sente una musa?

Non mi piace la parola musa. Evoca una donna immobile, fragile, angelicata. Idole è una parola importante ma non mi sento un idolo, sono contenta di come sono e dei miei difetti. Non voglio sentirmi musa da venerare, non sono una donna dalle sfumature pastello. In fondo sono del segno del leone.

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Dalle cronache italiane esce una figura di donna a pezzi, vilipesa e protagonista di storie torbide, che idea si è fatta?

Fin dal mio arrivo in Italia mi sono chiesta perché ci fossero tante trasmissioni politiche o sportive con ospiti bellissime che non c’entravano nulla con quei temi e a cui nessuno faceva domande. Mi sembra sia ancora così. C’erano anche molte commedie anni Ottanta con femmine-oggetto ammiccanti.

Dà la colpa alla cultura televisiva?

Mi faccio delle domande, perché la donna italiana non è così. Io nella realtà la vedo come una madre, una che dà sicurezza. Forse gli italiani si sono persi.

Ma le fiction esaltano i valori della famiglia…

Meno male, almeno si cerca di far passare il messaggio che la strategia dell’aggressività sexy ha portato pessimi risultati. Che viviamo un conflitto tra uomini che vorrebbero una donna solida e donne che pensano che i maschi le vogliano vedere sfilare in tacco 12. È una falsa liberazione.

Non crederà che per cambiare basti togliere i tacchi. Quale può essere una vera liberazione?

Per esempio sentirsi libere di fare un figlio a 25 anni. Che oggi in Italia è impossibile perché rischi di perdere il lavoro e di non rientrarci più. Quando è nata Sophie, a 24 anni, le mie coetanee erano tutte lì a far finta di divertirsi. Bisognerebbe anche dare una regolata ai rapporti, perché così è un incubo, donne volitive da cui gli uomini scappano, uomini paurosi che non fanno più investimenti affettivi.

Eppure in molte pensano che un’immagine supersexy dia accesso alla politica e dunque al potere.

Non credo riescano a combinare qualcosa. Certo guadagneranno di più. Oppure mi sbaglio e cambieranno il mondo.

Quali sono i valori femminili che si stanno perdendo e quelli che dobbiamo salvare?

Proprio la femminilità. Una volta forse le donne avevano meno diritti ma più potere dentro la famiglia. Faccio un appello: usiamo bene quello che abbiamo conquistato, non per andare in televisione, magari spinte dai genitori. Non posso pensare che mia figlia possa sognare un mondo così.

Perché le ragazze dell’Est da noi hanno tanto successo?

La simpatia è spesso reciproca. All’Est l’uomo italiano vince sul carattere chiuso dello slavo. Ma è un’illusione, le mentalità prima o poi si scontrano.

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In che cosa siamo diversi?

La freddezza dei caratteri dell’Est è inguaribile, la malinconia è incurabile. Abbiamo freddo, componiamo musiche al pianoforte sullo sfondo di tristi viali autunnali, scriviamo romanzi ispirati al romanticismo più sofferto. Abbiamo subito invasioni e dure dominazioni. In Italia invece scatta il bacetto sulla guancia anche quando saluti uno appena conosciuto. Qui si ride. Però a volte ci si compensa e i rapporti funzionano.

Ci può essere sorellanza fra le donne dell’Est e le italiane?

Non ho mai sentito una vera competizione. Se c’è non dipende dalla nazionalità, ma dall’invidia o dai gossip.

Il suo compagno Pietro Taricone ha rappresentato per anni il tipico macho. Con lei come si comporta?

Ai tempi del Grande Fratello aveva 24 anni, oggi è cambiato. Gli è rimasta questa necessità di sentirsi uomo vero e dimostrare di esserlo. A me dà sicurezza ed è un padre meraviglioso che non ha mai avuto paura di far famiglia. È un po’ all’antica, anche come gusti musicali, ascolta sempre i Pink Floyd.

È ancora innamorata di lui?

Sì. Anche se non credo nell’idillio familiare eterno. Ora so che sappiamo superare le crisi. Perché oggi le occasioni di fuga non mancano e nessuno ti costringe a stare lì. Rimanere è una sfida. È questo il bello.

Però non lo sposa.

Perché scelgo ogni giorno di stare con lui.

Nella campagna Idole si sente più modella o più attrice?

Salire sulle passerelle non è stato un errore di gioventù. È difficile oggi definirmi modella perché in Italia c’è l’idea che un’attrice non possa fare la mannequin e viceversa. Cinema e moda non comunicano. In questo caso però rappresento un prodotto più vicino alla mia anima cinematografica.

Il profumo è spesso associato alla seduzione. È corretto?

Portiamo abiti che ci mostrano sempre più nudi, quindi forse è vero, per sedurre ci è rimasto soltanto questo mezzo, l’odore.

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Qual è il limite dell’eleganza del profumo? Armani parla di “elevator factor”, il fattore ascensore…

Concordo, le persone che ci sono vicine devono appena percepirlo. Per questo quando lo scegliamo ci dobbiamo pensare mille volte. Con gli abiti è più semplice perché passano di moda. Invece un profumo si può indossare per tutta la vita. È bello quando un uomo riconosce la sua donna con l’olfatto.

Un cosmetico può essere un antidoto alla crisi?

Penso che sia piuttosto un grande piacere personale molto democratico. Che in fondo tutti si possono permettere.

Perché le celebrity convincono come testimonial?

Perché non esistono più le modelle star e nemmeno le dive. Le prime sono tornate a essere indossatrici e difficilmente rappresentano un mondo, mentre il divismo delle attrici irraggiungibili si è estinto. Il mito cade se appare sui giornali in pantaloni corti mentre fa la spesa. Si fa strada la celebrity, più accessibile, vicina alla gente. Nessuno ha mai visto Marilyn o Sophia Loren che vanno al supermercato.

Niente più vita privata per le star, dunque?

Ci devono essere dei limiti, magari i dettagli fotografici sulla cellulite si possono evitare. E anche l’intrusione estrema in casa e in famiglia. Ai tempi di Facebook, farsi i fatti degli altri sembra normale. Facebook vive di identità fasulle, di ciò che uno vorrebbe mostrare di essere, non di ciò che è.

Che cosa vuol dire compiere 30 anni?

Mi sono sentita trentenne appena ho compiuto i 29, così ho avuto la scusa per fare un bilancio e capire cosa volevo diventare e che cosa sono diventata. Sul futuro invece le mie riflessioni vertono su altri temi, tipo “una over 30 può ancora mettersi le All Star?”.

Voleva essere diversa?

Sognavo di isolare una molecola fondamentale per l’umanità o lavorare al Cern di Ginevra. Volevo il brevetto di volo, ma quello lo prenderò. Alla fine non è andata così male, ho fatto delle cose importanti e ho una figlia.

Ha paura di invecchiare?

Ho paura di non poter più fare le scale. Non temo il degrado estetico, non farei ritocchi chirurgici, sarebbe come ammettere una debolezza.

Da attrice però violenta il suo corpo, dicono che le piace ingrassare e dimagrire per esigenze di copione.

Non è violenza, è bisogno di provare più esperienze possibili, una vita da cicciona o una da donna brutta.

C’è qualcosa di lei che non le piace?

Non riesco ad ascoltare la mia voce, parlo come Paperino.

Agli esordi quali difetti le rimproveravano nei casting?

Lì non vai mai bene, sei sempre troppo bassa o troppo grassa o troppo magra e te lo sbattono in faccia. A 16 anni è un trauma. Tanto che le modelle sono insicure e non si sentono affatto belle. Ma quella esperienza mi ha rafforzato, ora nessun giudizio mi può toccare.

In tempi di crisi, hanno ancora senso le sfilate?

Pur se in difficoltà, la moda è un ambiente dove c’è ancora un po’ di sogno. Amo le sfilate, ammiro i designer. Ma se si concentrano i soldi sulla collezione invece che su eventi o supermodel non facciamone un dramma.

È stata tra le candidate a interpretare Coco Chanel , le è seccato non fare quella parte?

Chissenefrega! Ci sono mille altri film che mi spiace aver perso. Ma perché tutti mi chiedete sempre di questa storia?(Sì, dal tono le deve essere seccato, forse meglio finirla qui, ndr).