Abbiamo gli occhi che traboccano di #landscape e seguiamo migliaia di landscaper. Ma l’essenza del paesaggio non è su Instagram
Ci sentiamo landscaper di Instagram davanti a un cielo gonfio. Talmente gonfio che finiamo per mettere #skyporn tra gli hashtag nelle nostre foto su Instagram. I paesaggi non li guardiamo più, li fotografiamo soltanto.
Gli occhi non li usiamo più, deleghiamo la loro ricerca di bellezza e di colore al telefono e alla sua potente fotocamera, a una rètina artificiale, che ha la sfrontatezza di chiamarsi Rètina, come quella vera.
Lui, sempre lui, il telefono, trasforma i panorami in megapixel e poi abbiamo centinaia di app con cui modifichiamo i megapixel e li facciamo sembrare pennellate cézannesche.
A ricordarci che cosa abbiamo perso per sempre non ci sono nemmeno più quei pittori terapeutici che la domenica trovavi nelle strade di campagne, nella bassa, ipnotizzati dalle rogge e da sagome violette di montagne in lontananza.
Quelli che canta Paolo Conte: «Eccoli lì, con gli occhi attenti / a radunare di sé mille frammenti / dispersi in giro per l’eternità / da una particolare sensibilità…». Oggi quei pittori siamo tutti noi con lo smartphone in mano, ma non ci riusciamo a diventare paesaggisti come loro, come quegli idoli, siano essi famosi come Brueghel o più sommessamente rifugiati nel più buio solipsismo.
Per fortuna sono arrivati gli americani a regalarci con la disciplina della mindfulness una nuova chance di concentrazione imperativa basata sul qui-e-ora. E dunque si può usarla per guardare paesaggi veri e quadri veri di paesaggisti veri. Bisogna esser svegli, tuttavia, perché questi quadri fanno di sé fugaci apparizioni.
Come accade in questo week end ottobrino nella Sala della Torre all’Abbazia di Chiaravalle, dove passeranno il week end i dipinti di Piera Goldstein Bolocan. Dipinti con l’anima, Dedicati a Chiaravalle, come scandisce il titolo della mostra.
Come fosse un’Instagram therapy
Sono magie che si incontrano: l’Abbazia d’autunno, quella stanza di decompressione che la metropoli conserva, religiosamente, ai suoi margini, e le cascine, i campi, le corti che dai quadri della vera landscaper Piera Goldenstein, emozionali e instagrammabili, ci raccontano questo territorio a Sud di Milano.
Il gelo che satura l’aria, il caldo che strozza la gola alle rane: escono anche loro, senza farsi vedere, dalle pennellate davvero sottili come pixel, da quella tecnica mista in cui pittura e segni grafici si fondono caratteristica di questa pittrice milanese allieva di Domenico Cantatore all’Accademia di Brera.
Oggi questo è un territorio di parchi, il Parco Sud e il Parco Agricolo della Vettabbia. Ci andiamo a passeggiare, a fotografare i vedute, a fare i landscaper, a praticare outdoor e siamo contenti che la natura abbia le cure che si merita. Ma rimane il fattto che il colore, la brillantezza, le luci dei paesaggi di Piera non ospitano (almeno loro) le bici a scatto fisso e le scarpette fluo con le suole di Vibram. E questo ci piace tanto, perché ci riporta alla dimensione atemporale che in fondo è la vera vocazione di una pianura con un cielo sopra.
Scopriamo che è la Rete Valle dei Monaci, che si è impegnata a ricucire una porzione selvatica di Milano, (dal centro città fino al suo Sud…Chiaravalle, Mirasole, Viboldone e Melegnano) fino a trasformarla in una «nuova opportunità culturale, spirituale, turistica ed economica, per la Città Metropolitana» come dicono i promotori.
Ma continuiamo a essere ipnotizzati dalle campagne di Piera, dagli infiniti filari per nessun dove, dai grovigli rugginosi degli argini, dai colori caldi delle terre e dei mattoni. E da un’Abbazia, che è davvero bella. Anzi bellissima. (da Marieclaire.it)
How to: DEDICATI A CHIARAVALLE
Sala della Torre dell’ABBAZIA DI CHIARAVALLE. sabato 7 e domenica 8 ottobre 2017
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