Blue & Joy

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Davide Burchiellaro per Marie Claire (11/2008)  ©Hearst Marie Claire Italia 2008

BLUE&JOY Artisti pop, ex pubblicitari,  nuovi interpreti dell’umore sociale

Berlino, esterno sera. Sono scoraggianti perfino all’happy hour. Ti trascinano all’ Erdbeer in Rosa Luxenburg platz, cocktaileria decadente all’ombra del Libero Teatro Popolare Volksbühne e ti consigliano caldamente un daiquiri alla fragola. Ma quando sei davanti alla pinta di ghiaccio frullato rosa, fanno la faccia contrita. «Guarda che fa malissimo», dice uno. «Sì, al secondo finisci all’ospedale o stai in bagno tutta la notte», incalza l’altro. «A volte ne basta uno solo», chiosa il primo. Per capire l’arte di Fabio La Fauci (milanese) e Daniele Sigalot (romano), alias Blue&Joy , basta un aperitivo. Meglio se consumato sul finire di un giovedì bagnato di pioggia vaporizzata. Atmosfera wendersiana ideale per farli uscire dal loro appartamento-atelier di Torstraße a bordo di biciclette Graziella con la catena che cade in continuazione.
Ed eccoli muoversi per le strade del Mitte con la goffaggine rassegnata di quei pupazzi, un po’ murakamiani, divenuti simbolo del loro successo: Blue, con la lacrima fissa (ma in realtà sempre propositivo) e Joy, sorrisetto stampato ma pronto a smontare con battute fulminanti ogni iniziativa.
Due personaggi nati dalla meteoropatia dei loro creatori. Non fosse per gli attacchi di ansia da prestazione, i rash cutanei e la sempre incombente fallimentofobia che attanagliava i trentenni Fabio e Daniele durante i briefing creativi delle agenzie pubblicitarie di mezza Europa, Blue&Joy non ci sarebbero.
E con loro tutta l’estetica dello scoramento e la poetica del due di picche che esternano su tele, pareti, fumetti e gadget scoraggianti. Questo è l’aggettivo chiave: se l’esistenza è sempre più “scoraggiante” ecco il modo per immaginare uno stile di vita più simpatico. Perdente uguale divertente. Malumore fa rima con humour. Rassegnarsi vuol dire rilassarsi. Al diavolo l’ottimismo ossessivo del creativo industriale: «Dovevamo trovare doti entusiasmanti anche per il più stupido dei prodotti, un lavoro deprimente», dice Fabio La Fauci. Oggi gli slogan «di sicuro insuccesso» che tirano fuori con tempi e ritmi da cabarettisti, hanno l’efficacia uguale e contraria: tele con Blue che dice «Si può fare!» e Joy che risponde «Un’altra volta»; celebrazioni della timidezza su trittici da cattedrale (Calamitates timidos iuvant), strisce che raccontano di feste fantastiche alle quali non si è presentato nessuno, stelle cadenti di gomma per chi non riesce a vederle nel cielo, bottiglie raccogli-lacrime di design, carta igienica che spezza un cuore a ogni strappo.
Siete una coppia di fatto, anche se etero. Come vivete?
Daniele Come in vacanza. E viverla con un amico dà la sensazione di una doppia vacanza.
Fabio Ci legano anni di cazzeggio, lavoro e disavventure. Una certa autonomia e il comune senso del ridicolo fanno da collante.
Come ogni coppia avrete il vostro microcosmo e i vostri tic…
D Un codice incomprensibile ai più. Ci parliamo con voci stridule da adolescenti che fanno ridere solo noi. Coinvolgiamo nelle discussioni alcuni personaggi immaginari tutti nostri, come Lupo Nano e Ragno Gigante.
F Se funzionasse così con le donne sarebbe il massimo e se non fossimo timidi, saremmo a Zelig. Sembriamo Cochi e Bombolo.
Quando uno dei due si fidanza che cosa succede? Gelosie?
D Diventiamo grandi supporter uno dell’altro. Se non siamo fidanzati entrambi, una delle due fidanzate adotta l’altro. Per l’ultima ragazza di Fabio, spagnola, io ero “el niño”.
F Quando pensavamo di essere milionari temevamo donne pericolose, interessate a una percentuale della nostra società. Un delirio mitomane.
Ma come fanno due artisti smart che espongono a Londra e New York a sentirsi così sfigati con le donne?
D Non si batte chiodo. Roba da non credere. Io perdo ogni occasione. L’ultima, durante un vernissage a Londra, per aver sbagliato l’orario di un appuntamento strappato via sms. Ma il vero problema è Chef Antoine, un amico portoghese che ogni tanto appare nei nostri lavori. Ci soffia le ragazze.
F La verità è che sappiamo sempre come deluderle. Si sentono meno importanti del nostro lavoro e ci scaricano.
Le vostre differenze di carattere (Fabio è un cancro, Daniele un Pesci, ndr)?
F Lui è più alto.
D Io cambio le lenzuola.
F Lui esige ordine.
D Lui è indifferente.
Che cosa c’è di vostro in Blue & Joy?
F Il fatto che siamo soli anche quando siamo in due.
D I caratteri sono talmente semplici che appartengono a tutti. Anche se altri personaggi che dipingiamo prendono spunto da persone precise.
Chi sono?
D Il signor Gessetto, l’amico perfetto. Un entusiasta che vuole arrivare ovunque ma non ce la fa mai perché, essendo di gesso, si consuma nel cammino e a un certo punto scompare. Era Mr. Choke, un nostro collega di Londra.
Blue & Joy vanno dall’analista?
F Dovrebbero. Anche noi dovremmo, secondo le nostre ex.
D Gli analisti vengono da noi. Li facciamo accomodare sul divano e gli vendiamo quadri. Sono buoni collezionisti.
Meglio un anno senza sesso o un anno senza lavoro?
F Senza entrambi… Però magari non per un anno intero.
D Momenti di grande ispirazione.
Dovesse andare male con l’arte? Tornate in pubblicità?
F Mai. Meglio fare i barboni in Sudamerica.
D Magari andiamo a insegnare allo Ied. O ci buttiamo in politica.
F Ministri della fantasia! Oppure in Vaticano
Papa?
F Sì, papa Ideo I.
D Una volta che hai capito che, grazie a Dio, non sei normale, non puoi tornare indietro.
Quando vi siete resi conto di questa faccenda del non essere normali?
D Quando ci siamo accorti che continuavamo a coltivare spunti infantili esagerati. Quando abbiamo visto i colleghi pubblicitari che facevano quel mestiere seriamente, sgomitando.
F Se diventi così, tanto vale fare politica.
Vi sentite trentenni bamboccioni?
F I trentenni non vivono bene, in Italia.
Che cos’è più scoraggiante dell’Italia?
D Gli italiani.
F In Germania guardi la tv e non capisci la lingua, quindi non ti indigni. Ma quando segui i tg Rai sul satellite ti chiedi cosa ti sta nascondendo quel tipo che continua a parlare del tempo.
Che cos’è più scoraggiante nel mondo?
F L’uomo. Finge di evolversi. Come quando annunciano che nel 2050 si ridurranno le emissioni. Che cosa frega a noi del 2050?
Chi sono i vostri eroi degli anni Settanta-Ottanta?
D Quelli senza i superpoteri, quelli che ci hanno fatto capire che qualche sfiga capita sempre. E bisogna riderne, se possibile.
F I ragionieri Fantozzi e Filini sono più franchi e onesti di Superman.
I vostri pupazzi preferiti da bambini?
F I puffi.
D I calciatori del Subbuteo.
Quali miti ispirano Blue&Joy?
D Si va da Charlie Brown a Topolino passando per Dylan Dog.
F Sicuramente Takashi Murakami, però con un approccio alla Bud Spencer e Terence Hill e virate su Totò, Peppino e Pazienza.
Che cos’è un pupazzo?
F Un essere che non può decidere come essere.
D Forse siamo tutti pupazzi.
Con la tecnologia si possono bypassare le scalogne?
D Con la tecnologia sei certo che se qualcosa può andar male andrà male. Quando ne hai bisogno non funziona. Con le donne crea equivoci.
A scuola si impara l’ottimismo?
D La scuola, da adolescenti, è un posto dove la pettinatura è tutto. Quindi è il terreno della delusione continua. Mai sentito, tranne nelle interviste del Tg1, un bambino che vada volentieri a scuola.
F Già, è un posto innaturale.
Che bambini eravate?
F Un introverso che odiava le partite di calcio.
D Un timido che amava le partite di calcio ma era costretto a crescere negli Stati Uniti, dove i bambini giocano a baseball.
Qual è la città più scoraggiante?
D Miami, perché ci sono solo due strade.
F Codogno, anche se andrò a svernare lì, prima o poi.
La più stimolante?
D Oggi, Berlino. Almeno fino a quando arriverà l’inverno.
F Barcellona, quartiere Poble Nou. È pieno di coppiette novantenni mano nella mano e di cani di piccola taglia. Ma allora è possibile invecchiare in coppia!
Chi è la persona che vi ha più scoraggiato?
F Stefania, la mia ex (ogni tanto spunta fuori da qualche tela, con tantissimi capelli, ndr).
D Dopo me stesso, Rolando Bianchi alla Lazio.
Gli amici di Facebook sono veri amici?
F No, sono amici “da” Facebook, gente che sa il giorno del tuo compleanno ma non gliene frega niente. Semmai è un utile archivio. Dove puoi scoprire le passioni più strane come la Chess Boxing, un misto tra scacchi e boxe.
D Facebook è solo una mail con la faccia.
Qual è il vostro comfort food preferito?
F Compro omogeneizzati di frutta, soprattutto “primimesi”.
D Il puré e le rotelle di liquirizia.
Quando siete giù che cosa fate?
F Pensiamo a come cambierebbe la nostra vita se avessimo un pincher nano di nome Jean Philippe. Un cane che alzerebbe le nostre quotazioni in coloro che ci credono aspiranti gay di successo.
D Quando si è in due e l’altro è un coglione il down dura poco.
Il collezionista a cui è stato più duro vendere una vostra tela?
D Andriy Shevchenko. Aveva rifilato 11 gol alla Lazio. Ma quando ha pagato il quadro (Blue che dice: «Un giorno andrà tutto bene» e Joy che risponde: «sì, uno solo», ndr), l’ho considerato un adeguato risarcimento.
Quale gadget emo avreste voluto inventare?
F Il porta coltelli da cucina fatto a sagoma umana.
Qual è la paura più grande?
F Forse la stessa di Silvio Berlusconi: siamo al governo con gli occhi puntati addosso. Abbiamo vinto, e adesso?
Qual è il profumo del malumore?
F Sudore, misto a Calvin Klein.
E il suo colore?
F Cian, magenta, giallo e nero.
D Sono emotivamente daltonico.
L’insicurezza è una virtù?
F Hmmm…
D Non ne siamo sicuri.
Davide Burchiellaro

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