Cuissards, QI-sardes o Cuiss-hard?

versaceciussardes arted
Davide Burchiellaro per Marie Claire (12/2009)  ©Hearst Marie Claire Italia 2009

Cuissardes o Cuiss-hard?

Ci sono domande femminili alle quali gli uomini rispondono invariabilmente «no» anche se vorrebbero rispondere «sì» o «sì, un po’» o «sì, ma va benissimo così». Quella più comune, probabilmente, è: « Sembro una puttana?», pronunciata sulla soglia di qualche camerino di prova di un negozio o a casa, dopo acquisti d’impulso, magari un po’ azzardati o ipersexy o inadatti a certi fisici.
Sottili dubbi di gusto su accessori di dubbio gusto ma anche interrogativi legittimi da quando gli uffici stile delle case di moda o di lingerie (aiutati da campagne pubblicitarie un po’ hard) hanno fatto sbiadire la netta linea di demarcazione tra un certo streetstyle (torbido e notturno) e le proposte fashion da (quasi) tutti i giorni.
Quello dei “cuissardes”, oltre a essere il caso perfetto, è anche il più attuale. Gli stivali feticcio che arrivano a mezza coscia sono dappertutto, marciano bellicosi sulle passerelle, brillano di vernice fresca sulle gambe di modelle contorsioniste sulle pagine dei giornali e appaiono in vetrina, protesi un po’ inquietanti, gambali anatomici tra il piratesco e l’ortopedico.
Varianti sostanziali differenziano i modelli, nuove declinazioni capaci di stravolgere l’immaginario maschile classico sull’oggetto, fino a oggi fermo alla locandina di Pretty Woman. Può darsi che parta tutto da lì: bisognosi di far rimembrare i tempi in cui i corsari di Wall Street erano buoni, carini e insegnavano alle giovani sbandate come mangiare le lumache, i filosofi del lusso non aspettavano altro che il ventennale del film con Julia Roberts e Richard Gere (1990) per sbizzarrirsi in mille citazioni.
In suède, ricamati sui bordi, o in pelle nera o in vernice, con tacchi o senza, con zeppe o piatti, stile squaw. Un ventaglio di possibilità che confonde le certezze dell’uomo più feticista sulla seduzione stivalata. Difficile dire adesso se i nuovi modelli in ballo garantiranno allo stesso modo la magia erotica del gesto, ovvero le mani che scorrono dal basso verso l’Alto Coscia nell’atto di assestare il bordo. Per ora dunque l’unico sguardo maschile possibile è quello del profiler, osservatore attento dei “tipi cuissardologici” emergenti. Poi vedremo.
Dominatrix inespressa. Pelle nera attillata, cerniere lucenti e, soprattutto, tacco stiletto. Stivali che svelano brama di potere, smania di vendetta e impongono camminata marziale da perfetta inquilina dell’Other World Kingdom, l’albergo-gineceo sadomaso di Cerna, fuori Praga. Ottimo antidoto per ragazze in carriera vittime della sindrome del soffitto di cristallo e altre frustrazioni da ufficio. In principio affascinano, poi inquietano. Il rischio del ridicolo si affaccia in molteplici situazioni che vanno dalla coda in Posta all’ingresso nella sconosciuta trattoria fuoriporta dove lui ha prenotato una cenetta romantica.
Retropensiero maschile: « Così però mi fai paura».
Vigilessa timida. Quella spanna sopra il ginocchio la spaventa. Meglio fermarsi prima. Tacco sì, ma senza esagerare. È il cuissard che non osa, ma invoglia. Lo indossa una vigilessa buona, di quelle che ti strappano le multe con un sorriso. Ma attenzione a considerare questa scelta come quella di una donna poco decisa. Per quanto garbato e sottile, i “cuissardes ginocchiera” mandano messaggi molto audaci, per intenditori. E talvolta, la velata minaccia tipica di ogni vigilessa rigorosa: «Vedi di non fare il furbo».
Retropensiero maschile: « Che faccio? Concilio?»
La portatrice di alibi. Qualunque modello di cuissardes scelga l’importante è trovare nell’acquisto una funzione fondamentale, un atout che fa apparire fondamentale per il genere femminile l’invenzione stessa dello stivalone. Che sia il senso di colpa per l’eccessiva spesa o il timore di essere (spre)giudicate, questo tipo di donna inventa scuse veramente surreali: 1) «Mi salvano quando non ho avuto il tempo di farmi la ceretta». 2) «Tengono l’acqua». 3) «Mi scaldano le ginocchia».
Retropensiero maschile: « Sorvoliamo sul fatto che non vivi a Venezia e odi la pesca al luccio, concentriamoci sulle ginocchia: tre anni fa, quando andavano di moda le gambe nude look, come stavano le tue rotule?».
La contestatrice. I suoi cuissardes sono bassi, senza tacco, in camoscio (floscio), chiari, molto chiari, nei toni del grigio, marrone, khaki. Lei è un’ intellettuale che si è posta più volte la domanda fatidica in cima a questo articolo. E senza bisogno di risposte maschili ha scelto di dimostrare che il cuissard può essere sexy senza ricorrere all’iconografia porno o sadomaso. Ha scelto quelli che a Parigi hanno ribattezzato con un bel gioco di parole i “Q.I.sardes”. Opzione di gusto ma foriera di un unico grande dubbio amletico: meglio che si notino sotto un miniabito o meglio farne solo intuire l’(alta) eleganza sotto una gonna larga dall’effetto derviscio danzante?
Retropensiero maschile: « Ecco, appunto, perché quel gonnellone?»
Davide Burchiellaro