10 cose che mal sopportiamo delle donne in vacanza

Davide Burchiellaro per Marie Claire 2 bellezza (6/2009)  ©Hearst Marie Claire Italia 2009
Dai “furti” in hotel alla borsa sega-spalla, alle rotazioni al goniometro per un’ abbronzatura perfetta. Quello che gli uomini (i buoni osservatori) hanno scoperto e, consapevolmente, sopportano.
La piena (auto)coscienza si manifesta quando l’ auto è piena. Hai caricato, da solo: un kit valige-borse-trolley-zainetto da aiuti umanitari, un beauty-scatola nera da Boeing 777 dal contenuto misterioso, masserizie sparse la cui logica forse non si comprenderà mai, anche dopo la vacanza . È questo il momento in cui tutto diventa chiaro: capisci che sarà l’ennesima (o forse la prima) avventura, il banco di prova, il test definitivo che riassume in pochi giorni una storia (d’amore?). Che farà venire a galla, come la schiuma di un’aspirina, tutte le empatie ma, soprattutto, le idiosincrasie. E la domanda epocale: sarà un pacchetto vacanza o una vacanza pacco? Per fare un bilancio preventivo (tutto maschile) non servono psicosedute, bastano un paio di birre fra amici in una serata di fine primavera, mentre lei passa le ore davanti a Google Earth, immaginando cose che noi umani…
1) La camera comfort diventa spesso “con furto”. È una strategia raffinatissima che scopri ora dopo ora: le boccette di shampoo, crema corpo, bagno schiuma, balsamo, esfoliante dell’hotel, ma anche i più prosaici pettinini, cotton fioc e il simpatico e irresistibile kit cucito (ma quando mai hai attaccato un bottone?) spariscono e riappaiono puntualmente a ogni passaggio della chamber maid. Perché?
Breaking point: quando il bottino, impunemente occultato nella tua valigia, viene individuato e cestinato al controllo liquidi dell’aeroporto. Con i sorrisini irritati e di compatimento da parte dell’intero staff vigilante e dei turisti in coda.
2) Se nelle foto del viaggio lei appare sempre china sull’irrinunciabile Lonely Planet , i monumenti non c’entrano. La missione è scovare e saccheggiare lo Shangri-La della vacanza: il Mercatino. Un luogo dell’anima che in realtà non esiste. Dipinto come la sintesi suprema e autentica della città (o del più sperduto pueblo, poco importa), si rivela la copia esatta di quelli visitati l’anno prima dall’altra parte del mondo. Stesse chincaglierie, stessi foulard fintoindigeno, stesse etichette made in China.
Breaking point: quando dice: «Ho visto un posto, passando, forse era un mercatino, forse un negozio, però era bellissimo». E ti costringe a vagare senza meta per ore circumnavigando territori inesplorati con il rischio di finire all’Ikea di Timbuktu.
3) Lo fanno sempre, ma ce lo dimentichiamo ogni volta: a ricordarcelo è un fastidioso trillo, quello della sveglia. È l’ alba, un momento magico e mistico allo stesso tempo (secondo loro). Per ammirarla bisogna andare nel deserto, oppure su un monte cubano con scarpinata obbligatoria e sole (caldo) crescente. Se il pretesto non è l’alba, c’è la colazione, che sembra sacrilego non consumare entro l’orario di rigore.
Breaking point: quando lei, dodici ore dopo, finito l’happy hour dice: «Andiamo a letto presto, sono stanca». Ma perché usa sempre il plurale?
4) All’apparenza è un confuso agglomerato di tessuti fantasia. In realtà, è il frutto di analisi ed esperimenti chimici e cromatici. La mise da spiaggia prevede una cura da red carpet . Vestagliette esotiche, mollette per capelli disegnate da Zaha Hadid , parei-arazzo del ‘700, niente è lasciato al caso e presuppone: un’ora di attesa per la vestizione, un’ora per la valutazione impatto visivo della cellulite, un’ora per il riempimento (non) ragionato della borsa sega-spalle. Dentro, l’ acqua che diventerà calda; la gamma completa e specifica di protezione solare per viso, corpo, unghie, ginocchia, mento ecc; una media di cinque libri tra i quali soltanto uno sarà (e)letto. Peso complessivo: 27 kg.
Breaking point: quando, prima dell’irruzione sull’arenile, lei dice: «Mi porti, per favore la borsa?» E tu chiami Gondrand.
5) Il tema è stato affrontato e, tranchant, lei ha risposto: «Il topless? IO? Nooooo». Poi, regolarmente, previa un’occhiata furtiva alla distanza massima da ogni forma di vita umana, zac, molla l’ultimo ormeggio. Tutto comincia con il gancetto dietro la schiena (scusa: abbronzatura), prosegue con la postura “lucertola” a pancia in giù e finisce con il gesto liberatorio. Liberatorio, solo per lei. Perché per noi comincia l’inferno: sarà un invito erotico? E quando ci chiede di spalmare di crema ogni distretto per lei irraggiungibile? Anche quel massaggio è un messaggio? I dubbi sono solo nostri. Non c’è niente, sono soltanto fantasie da calendario di Max: non si rotolerà vogliosa sulla battigia come Bo Derek in 10 . Mai.
Breaking point: quando il costume si abbassa pruriginosamente di due centimetri sui fianchi (strategia anti-segno bianco), tu vedi rosso, e lei intima: «Spostati che mi fai ombra».
6) Procede come una sonnambula sui cornicioni. Collo rigido e schiena ritta. L’ingresso nelle acque è sempre un problema. Di capelli. Se si inumidiscono è un naufragio. Una paranoia estetica da vacanza seconda solo a quella della ceretta, imperativo categorico kantiano, anche se la meta sono le cime ghiacciate del Cerro Torre. La lotta senza quartiere al bulbo pilifero e la tutela estrema della permanente non concedono fuori-programma, come, per esempio, un bagno a sorpresa.
Breaking point: quando le sue ossessioni si ritorcono contro di te, le tue possibili scottature da prevenire e i tuoi punti neri da sgominare come una banda di terroristi islamici.
7) Sestante, binocolo grandangolare, goniometro. Strumenti del mestiere con cui trovare il metro quadro perfetto per abbronzarsi. La perizia geotermica è nelle sue mani. Per l’uomo un’unica mansione: addetto al lettino rotante. La sdraio infatti non conosce sosta: la sua posizione muta in base alle fasi solari, alla bava di vento e a impercettibili pennacchi di nuvole.
Breaking point: quando inebetita dal sole ti costringe a rifare la planimetria dell’accampamento e a ripetere la stessa procedura alla disperata ricerca di scampoli d’ombra.
8) Il freesbee? Nome di un cane o quello di un gelato. Il tamburello? Strumento a percussione usato nella Notte della Taranta. I racchettoni? Pastasciutta tipica della provincia di Potenza. Qualunque gioco-sport da spiaggia per lei è attività misteriosa. Impossibile coinvolgerla. Unico esercizio bruciacalorie ammesso: girare le pagine di Marie Claire , scrollando la sabbia.
Breaking point: quando, mentre ti bevi una birra al tramonto, ti guarda, scuote la testa: «Certo che tu non ti muovi mai».
9) Anarchy in the car. La prima vittima del suo esasperato spirito ecologico è la tasca della portiera destra. Bottigliette non finite di Coca Light fanno capolino, riviste maltrattate si accavallano tra cruscotto e bocchettone dell’aria condizionata, pacchetti di Kleenex invadono ogni anfratto, residui di quelle che un tempo furono gallette di riso soffiato riemergono dal vano fusibili: per non danneggiare l’ambiente circostante, l’auto si trasforma nella discarica (abusiva) di Chiaiano.
Breaking point: quando lei, cercando disperatamente la sua Lonely, dice: «In questa macchina non si trova mai niente».
10) È il momento di tornare a casa. La stanza dell’hotel è passata al setaccio. Incurante del fatto che di lì a poco qualcuno dello staff si prenderà cura di tutto, lei rifà il letto, sistema i tappetini del bagno, cerca di riportare, senza successo, gli asciugamani in posizione “origami”. Ma è niente in confronto a quel che succede nel guardaroba, dove all’inizio ha svuotato le sue valige e, di nascosto, anche le tue.
Breaking Point: quando lei, una volta a casa, ti accusa di aver lasciato nell’armadio dell’albergo i tuoi jeans.
Davide Burchiellaro e Germano D’Acquisto